L'elezione di Ilaria Salis, seppur possa sembrare un atto marginale nell'ambito della politica nazionale e internazionale, rappresenta una riflessione profonda sulle dinamiche della nostra società. Non si tratta solo di una scelta elettorale, ma di uno specchio che riflette il basso livello di consapevolezza critica degli elettori e la decadenza della nostra classe politica.
Da un lato, è
innegabile che la nomina di una figura come “Ilaria Salis” sia un atto di
scarsa rilevanza per quello che riguarda le reali sfide che la nostra nazione
deve affrontare. Dall'altro, è preoccupante che, pur di ottenere qualche voto
in più ( Sinistra Italiana e Verdi), si assiste a una continua svalutazione
della politica: una pratica che trasforma una carica istituzionale in un mero
strumento di propaganda, simile a una rappresentazione da teatro di marionette.
Questo non è solo il riflesso di una classe politica superficiale, ma anche di
un elettorato che sembra aver smarrito il senso critico e il rispetto per il
valore del proprio voto.
Il viaggio di questa
inettitudine non è cominciato oggi. Da anni, abbiamo assistito a un'invasione
di figure poco adatte a rappresentare il nostro Paese nelle istituzioni
europee. Soubrette, comici, e sportivi sono stati inviati come se la politica
fosse un palcoscenico. Mentre altri stati inviavano rappresentanti preparati e
competenti, noi abbiamo mandato una massa di individui che sembrano non
comprendere le responsabilità del loro ruolo. L'immagine che abbiamo offerto è
stata di totale incapacità, contribuendo a leggi che hanno strozzato la nostra
competitività e deteriorato la reputazione del nostro Paese.
Ora, aggiungiamo alla
lista dei “rappresentanti” anche figure che non hanno nulla a che vedere con le
competenze richieste. Non è solo una questione di opportunità, ma di valori:
come ci si può aspettare che una persona con un curriculum nullo difende i
nostri interessi in contesti così complessi come quelli europei? La caricatura
di una politica ridotta a una guerra di bande ci lascia senza parole.
Il vero nodo della
questione è la responsabilità collettiva. Coloro che si dichiarano “politici”
credono di agire in modo astuto candidando individui come Ilaria Salis per
raccattare qualche voto. I media, invece di stimolare un dibattito critico, si
concentrano sul sensazionalismo, divertendosi a discutere di personaggi invece
di affrontare le questioni sostanziali. È l'elettore, però, a portare il peso
maggiore di questa caduta di stile. Chi sceglie di votare senza un minimo di
analisi, chi dimentica l'importanza del proprio voto, ha un ruolo chiave in
questo disfacimento.
Nel tentativo di
spiegare ai miei figli l'importanza di valori come il rispetto delle regole, il
valore dell'istruzione e il significato del voto responsabile, mi rendo conto
che stiamo vivendo in un'epoca in cui il senso dell'onestà e della serietà è
messo a dura prova. Cresceranno in una società in cui la politica sembra un
grande gioco, e dove le aspirazioni economiche diventano sempre più limitate.
La prospettiva di un futuro migliore, purtroppo, sembra allontanarsi.
Se non invertiamo il
rottame, i nostri giovani potrebbero trovarsi costretti a emigrare in cerca di
opportunità, abbandonando la nostra nazione in questo stato di declino. Come ci
siamo ridotti a ciò? È un motivo di vergogna per tutti noi.
L'elezione di Ilaria
Salis è palpabile di significato. È un sintomo di una malattia sociale e
politica più profonda e radicata. È tempo di riflessione e di azione. È giunto
il momento di ripensare il nostro approccio alla politica, di valorizzare la
competenza e di incoraggiare una partecipazione informata al dibattito
pubblico. Non possiamo permetterci di continuare su questa strada. La nostra
nazione e il suo futuro dipendono dalla nostra capacità di fare meglio.
Vergogniamoci, sì, ma impariamo anche a cambiare.
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