Stamattina il social network sembra deserto: nessuna notifica, nessun nuovo commento. Se non fosse per gli amici che si trovano in un fuso orario diverso dal mio, avrei l’impressione di essere completamente solo.
Sono iscritto a Facebook dal 2008. La prima
cosa da eliminare potrebbe essere l’informazione sulla mia data di nascita, per
rendere la percezione della mia età un pò più vaga. Non ci avevo pensato quando
mi sono iscritto. Penso inoltre che cancellerò qualche foto. Nasconderò
un post in
cui ho sbagliato l’ortografia del nome di un personaggio di un romanzo
straniero.
Di tanto in tanto è meglio controllare lo
stato della propria bacheca. Al tempo stesso, esito a stravolgere il mio
profilo con troppa leggerezza. Scorrendo la mia pagina Facebook, ottengo una
sorta di diario degli anni passati che mi piace sfogliare e che mi permette di
ricordare cose che avevo dimenticato. Guardo le foto, le frasi, i commenti, i
video sulla mia bacheca e ne ricordo le
occasioni, in qualche modo anche il movente che mi ha portato a pubblicarli:
un’immagine pubblicata per la bellezza del momento che ritraeva, un paesaggio
che mi era piaciuto, la vignetta divertente di un blog, la foto di una
manifestazione. Solo io conosco i retroscena di questa rappresentazione. Fatti
e stati d’animo che gli altri possono solo intuire dai frammenti che spargo
nella Rete. In qualche modo, però, credo che queste tracce abbiano per gli
altri un significato, che costruiscano una forma che io stesso non riesco a
cogliere del tutto.
Andando indietro nel tempo, guardando le mie
vecchie pubblicazioni, posso leggere frasi che ho dimenticato di aver scritto.
Posso vedere me stesso dall’esterno, ricordare com’ero, riconoscermi o meno
nell’immagine che emerge dagli interventi quotidiani che hanno scandito le mie
giornate nella vita reale e dato forma alla mia identità virtuale.
Scrivere di ciò che accade su un social
network è più facile di quanto mi aspettassi.
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