16 ottobre 2021
Giornata mondiale dell'alimentazione. Per il 2021, il motto è "Le nostre azioni sono il nostro futuro".
Le celebrazioni della Giornata mondiale dell'alimentazione 2021 sono
iniziate oggi, con un evento globale in cui i partecipanti hanno notato che
mentre le sfide della fame globale, della crisi climatica e del COVID-19
rimangono formidabili, c'è anche un nuovo slancio e energia dietro gli sforzi
per trasformare i sistemi agroalimentari, rendendoli più adatti allo scopo.
Un vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite il mese scorso
ha tracciato le linee generali di come il mondo deve andare avanti per
rimodellare le strutture sotto le quali il nostro cibo viene prodotto,
distribuito e consumato.
"Insieme, ci siamo rimboccati le maniche per guidare l'attuazione
e guidare la trasformazione", ha detto QU Dongyu, direttore generale
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura,
nel suo discorso alla celebrazione della Giornata mondiale dell'alimentazione
organizzata dalla FAO. Ha anche sottolineato il contributo dell'innovativo
Forum mondiale dell'alimentazione convocato all'inizio di questo mese a Roma,
un movimento globale che cerca di sfruttare l'energia e la creatività dei
giovani per plasmare un futuro migliore per il nostro cibo.
Qu ha osservato che la Giornata mondiale dell'alimentazione di
quest'anno trova il mondo in un momento critico. Nonostante le difficoltà
causate dalla pandemia di COVID-19, "nell'ultimo anno abbiamo anche
assistito alla resilienza e alla forza dentro ognuno di noi". In
particolare, ha reso omaggio a "tutti i nostri Eroi del cibo in tutto il
mondo che hanno continuato a lavorare contro ogni previsione per assicurarci di
avere cibo da mangiare".
Anche prima del COVID-19, centinaia di milioni di persone in tutto il
mondo erano afflitte dalla fame e tale numero è aumentato nell'ultimo anno a
811 milioni. Questo nonostante il mondo produca cibo sufficiente per sfamare
tutti. Ha anche notato che il 14 percento del cibo viene perso e il 17 percento
viene sprecato.
Le importanti sfide che l'umanità deve affrontare sono state
evidenziate anche da Papa Francesco e dal presidente italiano Sergio Mattarella
nei loro messaggi all'evento della Giornata mondiale dell'alimentazione.
"Attualmente stiamo assistendo a un vero e proprio paradosso in
termini di accesso al cibo: da un lato più di tre miliardi di persone non hanno
accesso a una dieta nutriente, mentre dall'altro quasi due miliardi sono in
sovrappeso o obesi a causa di un cattiva alimentazione e uno stile di vita
sedentario", ha detto il pontefice.
Mattarella ha dichiarato: "Lo stato della sicurezza alimentare
globale è notevolmente peggiorato. La comunità internazionale deve assicurarsi
di seguire correttamente le raccomandazioni del recente vertice sui sistemi
alimentari, avvalendosi delle naturali sinergie del sistema delle Nazioni Unite
e delle competenze delle agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma".
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato
nel suo discorso: "Il modo in cui produciamo, consumiamo e sprechiamo il
cibo sta mettendo a dura prova il nostro pianeta. "Sta esercitando una
pressione storica sulle nostre risorse naturali, sul clima e sull'ambiente
naturale e ci costa trilioni di dollari all'anno", ha avvertito il capo
delle Nazioni Unite. Ma "il potere di cambiare è nelle nostre mani",
ha aggiunto.
Al suo appello hanno fatto eco i capi delle altre due agenzie
alimentari delle Nazioni Unite con sede a Roma.
"Per costruire sistemi alimentari più giusti ed equi, dobbiamo
ascoltare le voci dei piccoli produttori e delle comunità rurali", ha
affermato Gilbert F. Houngbo, presidente del Fondo internazionale per lo
sviluppo agricolo (IFAD). "Abbiamo bisogno di partenariati su vasta scala
che garantiscano che i piccoli agricoltori siano equamente ricompensati per il
loro lavoro. Le priorità principali sono i sistemi di tariffazione che
riflettano il costo pieno e reale di produzione e l'impiego di più
finanziamenti per le comunità rurali trascurate e vulnerabili", ha
aggiunto.
"In questo momento stiamo affrontando sfide senza precedenti per
la sicurezza alimentare globale", ha affermato il direttore esecutivo del
Programma alimentare mondiale David Beasley. "Riusciremo a porre fine alla
fame solo se ci assicureremo che i nostri sistemi alimentari globali siano
adatti per il ventunesimo secolo. Ecco perché, al WFP, stiamo lavorando per
rafforzare i sistemi alimentari in modo che supportino diete sane per tutti,
specialmente per le comunità più vulnerabili".
Il tema della Giornata mondiale dell'alimentazione di quest'anno,
"Le nostre azioni sono il nostro futuro", invita tutti ad essere un
eroe alimentare che contribuisce alla trasformazione dei sistemi agroalimentari
per una migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e
una vita migliore, lasciando nessuno dietro.
La trasformazione dei sistemi agroalimentari deve iniziare dai
consumatori ordinari e dalle scelte quotidiane che facciamo sugli alimenti che
consumiamo, dove li acquistiamo, come sono confezionati, quanto buttiamo: tutto
questo incide sui nostri sistemi agroalimentari e sul futuro di questo pianeta,
ha scritto Qu in un articolo d'opinione in occasione della Giornata mondiale
dell'alimentazione.
"Tutti noi abbiamo il potenziale per essere eroi del cibo. Le
nostre azioni sono il nostro futuro. Ma non finisce tra me e te. Il vecchio
adagio dice: "Siamo ciò che mangiamo". È anche vero che il modo in
cui si sviluppano i nostri figli e nipoti sarà influenzato anche da ciò che
mangiamo", ha aggiunto.
La cassetta degli attrezzi della FAO le consente di avere un impatto
su questi complessi problemi sistemici: il suo lavoro verso gli obiettivi Una
migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e una
vita migliore, è sostenuto da un nuovo quadro strategico decennale, che
definisce input concreti.
Secondo le stime della FAO, sono necessari fino a 40-50 miliardi di
dollari di investimenti annuali su interventi mirati per porre fine alla fame
entro il 2030. Molti progetti a basso costo e ad alto impatto possono aiutare
centinaia di milioni di persone a soddisfare meglio i propri bisogni
alimentari.
Ricerca e sviluppo mirati e innovazione digitale per rendere
l'agricoltura più tecnologicamente avanzata e migliorare i tassi di
alfabetizzazione tra le donne possono contribuire in modo significativo a
ridurre la fame. Sono inoltre essenziali dati, governance e istituzioni
migliori, poiché la FAO lavora con i partner che creano i propri percorsi
nazionali di trasformazione.
Tra i programmi di punta della FAO c'è l'Iniziativa Mano nella mano,
volta a promuovere la trasformazione rurale, i sistemi alimentari urbani e i
sistemi agroalimentari resilienti aumentando gli investimenti. Attualmente 34
paesi hanno aderito al programma, basato sul matchmaking tra partner idonei e
rivolto ai poveri del mondo.
La Giornata mondiale dell'alimentazione si celebra il 16 ottobre di
ogni anno per commemorare la fondazione della FAO in quel giorno nel 1945.
Le celebrazioni di quest'anno sono state inaugurate ufficialmente con
l'evento ibrido di oggi a Roma. Le celebrazioni hanno incluso anche una
conferenza speciale del presidente esecutivo del Forum economico mondiale, il
professor Klaus Schwab, e un dialogo su tè e caffè, esplorando le tradizioni
dietro queste bevande. Gli eventi che celebrano la Giornata mondiale
dell'alimentazione si svolgono in circa 150 paesi, incluso l'Expo Dubai.
Inoltre, ci sarà una campagna multipiattaforma che celebra i nostri Eroi del
cibo, gli agricoltori, i produttori e altri che forniscono cibo alle loro
comunità.
15 ottobre 2021
Green pass: duemila a Cagliari, secchio d'acqua sul corteo
Protesta contro certificazione "abusiva", slogan contro Bassetti
Circa duemila persone al grido "libertà, libertà" e "Bassetti terrorista" hanno sfilato per le vie del centro di Cagliari per protestare contro l'obbligo di green pass nei posti di lavoro. Un corteo si è snodato da piazza del Carmine, dove un'imponente schieramento di forze dell'ordine ha presidiato l'ingresso dell'ufficio di rappresentanza del Governo e del Tar, per arrivare davanti all'assessorato regionale della Sanità e quindi sotto il palazzo della Regione per concludere una manifestazione che ha bloccato per circa un'ora le principali strade del centro cittadino.
Alcuni momenti di tensione si sono vissuti in via Pola quando sui no-green pass che transitavano in corteo è piovuta una secchiata d'acqua.
Diversi manifestanti hanno reagito rivolgendo verso il palazzo con
parole dure e invitando il responsabile del gesto a scendere in strada. Poi il
serpentone di gente ha proseguito verso il palazzo che ospita gli uffici
regionali.
Nel documento delle associazioni "Is Pipius non si tocant", "Sa
Defenza" e "Magliette bianche" si parla di "presunta
pandemia che si basa su presupposti che non trovano fondamento nella realtà
fattuale", dicendosi contrari ai vaccini, ritenuti "sieri
sperimentali" e richiamando diverse norme che contrasterebbero con l'obbligatorietà
del certificato verde.
Tra i cartelli mostrati dai manifestanti alcuni definiscono il green pass "abusivo", mentre altri inneggiano alla "disobbedienza civile, quando lo Stato si comporta da dittatore".
Reddito cittadinanza, scontro nel governo
Braccio di ferro in Consiglio dei ministri sul reddito di cittadinanza. I ministri Giancarlo Giorgetti (Lega), Renato Brunetta (Forza Italia) e Elena Bonetti (Italia Viva), avrebbero chiesto di modificare profondamente il testo, cavallo di battaglia del M5S.
Il ministro grillino Stefano Patuanelli avrebbe difeso a spada tratta la misura, trovando l'appoggio del ministro dem Andrea Orlando ma anche del premier Mario Draghi. Alla fine, riferiscono fonti presenti al Cdm, l'impianto del reddito di cittadinanza non è stato modificato.
Le stesse fonti riferiscono che il presidente del Consiglio avrebbe chiarito che sarà il confronto sulla manovra -forse in Cdm già lunedì- il luogo di discussione, per mettere a punto eventuali correttivi sulle politiche attive sul lavoro.
Giorgetti, Brunetta e Bonetti avrebbero infatti lamentato la mancata spinta del reddito di cittadinanza sulle leve dell'occupazione, invitando il governo a indirizzare le risorse altrove. Netto il muro opposto dal M5S, sostenuto dal Pd. Ma il 'secondo round' si profila già all'orizzonte.
DECRETO FISCALE - Il dl fiscale, come rilevano fonti di governo, rifinanzia il reddito di cittadinanza togliendo risorse al reddito di emergenza (90 milioni), accesso anticipato al pensionamento per lavori faticosi e pesanti (30 milioni), accesso al pensionamento dei lavoratori precoci (40 milioni) e ai congedi parentali (30 milioni).
Quali libri leggere in autunno
Dite la verità, sarà capitato anche a voi. State pensando a quali libri leggere in autunno. Dopo l’equinozio le giornate si accorciano e l’ideale per far passare la malinconia è tuffarsi in un buon libro. Quali sono però le novità d’autunno in libreria? Gli scaffali delle librerie in questo periodo sono pieni di nuove proposte di libri storici, fantasy, gialli e thriller. Ci sono quindi libri per tutti i gusti!
Che ne dite, facciamo insieme un giro virtuale in libreria?
Vi consigliamo ora i cinque libri da leggere in autunno.
Per gli appassionati del fantasy non può mancare Jay Kristoff con L’impero delvampiro, tra battaglie leggendarie e amore proibito, una saga che vi terrà con il fiato sospeso
Ambientato ai tempi del lockdown c’è poi l’attesissima storia scritta da Marco Malvaldi. Stiamo parlando di Bolle di sapone, una commedia gialla con al centro della vicenda i Vecchietti del BarLume che sentono il peso della propria esistenza di ottuagenari finché arriva una ragazza, si tratta di Alice, la vicequestora che casualmente gli chiederà un’informazione…
E se volete immergervi tra le pagine di un romanzo introspettivo, l’occasione per voi sarà quella di scegliere Alessandro Piperno in Di chi è la colpa. Al centro della vicenda ci sarà il vissuto di un ragazzo e della sua esistenza in una nuova famiglia.
Per i dantisti è arrivato il momento tra i libri belli da leggere in autunno di optare per Ilposto degli uomini di Aldo Cazzullo, un omaggio a Dante ed alla cantica del Purgatorio. Tra arte e letteratura.
Adorate il Giappone? I nostri consigli di lettura sono per Su un letto di fiori di Banana Yoshimoto, l’avvincente storia di Miki, rinvenuta ancora bambina su un letto di soffici alghe su una spiaggia dell’oceano ed adottata dalla famiglia Ohira.
Queste sono solo alcune tra le tantissime novità editoriali di questo periodo che ci hanno colpito maggiormente in libreria e che vogliamo condividere con voi. Ecco perché noi vi consigliamo questa serie di libri da leggere in autunno. E voi quali libri leggerete?
14 ottobre 2021
Scioperi a oltranza per i porti di Trieste e Genova?
Obbligo di Green Pass da venerdì 15 ottobre nei luoghi di lavoro
pubblici e privati. Protocolli rigidi per le aziende, che dovranno verificare
che i propri dipendenti ne siano in possesso. E si preannuncia un venerdì nero
di scioperi. Non solo autotrasporti e fabbriche: in fermento anche il maggior
snodo portuale italiano, quello di Trieste, che con una percentuale di non
vaccinati superiore alla media italiana, ha indetto uno sciopero a oltranza
fino a quando il governo non toglierà l’obbligo di Green Pass, e sembra non
sentire ragioni di fronte all’offerta di tamponi gratis (opzione soddisfacente
invece per i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che si sono quindi ritirati dalle
proteste organizzate per domani). Segue il porto di Genova, mentre la
situazione si preannuncia particolare ma gestibile in tutti gli altri porti
d’Italia
Si preannuncia un venerdì di scioperi quello del 15 ottobre, data
in cui entrerà in vigore l’obbligo di Green Pass nei luoghi di lavoro. Nel
frattempo prosegue la campagna vaccinale, tanto che in Italia l’80,63%
circa della popolazione vaccinabile ha completato il ciclo. Di
contro, si stima ci siano ancora circa 3,3 milioni di lavoratori italiani
senza neanche una dose di vaccino. Di questi, riporta La Repubblica, due
milioni e mezzo sono dipendenti: 344 mila nel pubblico e 2,2 milioni nel
privato, mentre 740 mila sono autonomi. Il numero è frutto di stime, in parte
confermate anche dal governo. Numeri certamente minoritari rispetto ai
vaccinati, ma che preoccupano in quanto la capacità italiana di processare
tamponi, tra laboratori e farmacie si attesta sui 500 mila test circa massimi
al giorno.
A destare particolare attenzione è lo sciopero proclamato dai
lavoratori del porto di Trieste, il primo in Italia per numero di merci
movimentate, davanti a Genova, Gioia Tauro, Livorno e Ravenna. Uno
sciopero che “andrà avanti a oltranza fino a quando il governo non toglierà
l’obbligo di Green Pass” fa sapere il portavoce dei portuali Stefano
Puzzer (Clpt) che ci tiene a far sapere di essere vaccinato e di non
essere un NoVax, ma semplicemente a favore della libera scelta. A far riflettere
anche il fatto che in questo specifico caso ben il 40% dei portuali (percentuale
doppia rispetto alla media italiana) risulta non vaccinato. “Il Green
Pass non è una soluzione sanitaria e deve essere cancellata” sostiene
Puzzer, che prosegue affermando che in caso di gravi danni economici al porto e
all’economia italiana la colpa sarà del governo che non ha tolto l’obbligo di
Green Pass. E poco importa se ci siano già delle farmacie convenzionate e tamponi
gratis a disposizione per i portuali: infatti, le aziende che operano
nello scalo di Trieste si sono già dette disponibili a
pagare i tamponi fino a fine emergenza sanitaria (fissata al 31 dicembre 2021),
“a patto che dal 16 ottobre riprenda l’attività”. Proposta soddisfacente
per i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che si sono quindi ritirati dalle proteste
organizzate per domani.
Nel frattempo il blocco dell’attività a oltranza che intende attuare
il Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste (Clpt) è stato
dichiarato illegittimo dalla Commissione di garanzia dell’attuazione della
legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. L’ente statale ha
comunicato al ministero dell’Interno l’irregolarità dello sciopero che il Clpt
ha indetto, per il momento, dal 15 al 20 ottobre: la Commissione ritiene fuori
dalla legge lo sciopero di sei giorni dei sindacati Fisi e Confsafi, al quale
il Clpt ha a sua volta aderito da Trieste. Se il porto di Trieste fa da
apripista degli scioperi, com’è la situazione negli altri snodi marittimi
italiani? La maggior parte dei porti non ha indetto scioperi e ritiene
improbabile che ci possano essere forti ritardi, tranne per il porto di Genova dove
è stata convocata una riunione in prefettura tra i sindacati e le aziende del
porto, che vede il 20% del personale non vaccinato. La metà, dunque, di quello
ipotizzato a Trieste, ma pur sempre abbastanza, in caso di sciopero, per
mettere in difficoltà le operazioni portuali. In questo caso alcuni
terminalisti (Terminal Psa di Pra’ e il porto Petroli) hanno già reso noto che
sosterranno il costo dei tamponi per i propri lavoratori, mentre si chiede che
vengano allestiti centri per i tamponi nei varchi portuali per testare gli
autotrasportatori che arrivano al porto.
A La Spezia le cose sembrano più tranquille e la percentuale di
lavoratori in possesso di Green Pass all’interno delle aziende del blocco
portuale, infatti, “porta a pensare che la situazione non dovrebbe presentare
particolari problemi”. Anche a La Spezia il problema più importante, sempre
secondo le stime, potrebbe essere quello con gli autotrasportatori, per
i quali risulterebbe una percentuale più alta di lavoratori sprovvisti di
certificazione o con vaccino non riconosciuto dall’Italia (Sputnik, ad
esempio). Al porto di Venezia e in quello di Chioggia l’alto
tasso di lavoratori vaccinati dovrebbe scongiurare disagi e azioni di protesta.
Comunicazioni simili arrivano dalla Toscana per i porti di Livorno e
Piombino, dove non dovrebbero comparire futuri disagi. Operatività
garantita anche da parte del porto di Ravenna, fa sapere Daniele Rossi,
presidente dell’Autorità portuale ravennate, che si dice consapevole della
possibilità che si creino “situazioni fisiologiche” in cui ci si aspetta che il
15 ottobre non sia un giorno “normale, ma potrà essere comunque una giornata
gestibile”. Così come non sono previsti blocchi a Civitavecchia, dove le
percentuali di non immunizzati sono più alte che altrove.
Ottima la situazione nei porti del Sud Italia, dove di fatto non
si prevedono scioperi: nei cinque moli pugliesi di Manfredonia,
Barletta, Bari, Monopoli e Brindisi non si temono scioperi o blocchi, fa sapere
il segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico
meridionale, Tito Vespasiani, perché “nei nostri cinque porti il tasso di
vaccinazione tocca in alcuni settori il 100%”. Non sono previsti scioperi
al porto di Gioia Tauro, anche se non si sa con esattezza quanti siano i
lavoratori muniti di Green Pass. La Cgil ha chiesto all’Autorità
portuale di poter garantire i tamponi, che ha risposto che è una spesa non
sostenere. Tocca quindi nel caso alle aziende capire se possono farsi carico
dei tamponi, le quali però prima devono sapere il numero di dipendenti a cui
fare tamponi, per poter poi valutare se possono o meno sostenere la spesa.
Al porto di Palermo la situazione sembra tranquilla, i portuali
palermitani sprovvisti di Green Pass sarebbero soltanto una trentina su un
totale di 450 lavoratori in organico nelle due società che operano all’interno
del porto. Si tratta, dunque, di una percentuale stimata attorno al 7%, che non
desta preoccupazione per l’operatività, motivo per cui non sono previsti
tamponi gratis per gli operatori sprovvisti di Green Pass. In Sardegna
quasi tutti i 650 portuali della Regione sono già vaccinati contro
il Covid-19, quindi “la situazione è sotto controllo” fanno sapere i sindacati
Uiltrasporti, Fit Cisl e Filt Cgil. Infine, anche a Napoli e Salerno l’alto
tasso di lavoratori vaccinati dovrebbe scongiurare disagi e azioni di
protesta.
Volotea: in vendita biglietti per voli agevolati Sardegna
Si parte dal 15 ottobre ma continuità a regime dal 18
Dalle 13 di oggi sono prenotabili sul sito e sulla app di Volotea i
biglietti aerei relativi ai collegamenti in continuità territoriale dai tre
scali della Sardegna - Alghero, Cagliari e Olbia - con gli hub di Roma
Fiumicino e Milano Linate.
I ticket possono essere acquistati non solo on line, ma anche nelle
biglietterie o tramite le agenzie di viaggio.
I prezzi previsti per gli oneri di servizio pubblico e riservati ai
residenti sono 39 euro (tasse escluse) per i voli sulla Capitale e 47 (sempre
tasse escluse) per il capoluogo lombardo.
Volotea fa sapere in una nota che da venerdì 15 - giorno in cui
partirà il nuovo servizio di voli agevolati per i residenti in Sardegna - a
domenica 17 ottobre, gli scali di Alghero, Cagliari e Olbia verranno collegati
con Milano Linate e Roma Fiumicino con 2 frequenze giornaliere per ogni rotta.
A partire da lunedì 18 ottobre, poi, entrerà a pieno regime la gestione della
continuità territoriale di Volotea, fino a un massimo di ben 266 voli ogni
settimana tra la Sardegna e la terraferma. La compagnia aerea opererà questi
voli fino al 14 maggio 2022.
I primi voli in regime di continuità territoriale decolleranno domani,
venerdì 15 ottobre, alle 7.00 e alle 19.00 da Alghero, Cagliari e Olbia con
destinazione Milano Linate. Per Roma Fiumicino, si partirà alle 7.15 e alle
19.15 da Alghero e Olbia e alle 7.20 e alle 19.15 da Cagliari. Da Milano Linate
sono previsti collegamenti verso Alghero alle 8.40 e alle 20.40, verso Cagliari
alle 8.55 e alle 20.55 e verso Olbia alle 8.50 e 20.50. Da Roma Fiumicino sono
disponibili voli alla volta di Alghero e Olbia alle 8.50 e 20.50, mentre verso
Cagliari alle 9.00 e alle 20.55. Gli orari fanno riferimento ai primi 3 giorni
e nuove frequenze verranno aggiunte a partire da lunedì 18 ottobre.
13 ottobre 2021
Green pass, Bonomi chiede rigore. Le grandi aziende sono pronte.
Chi non si sbilancia sono i gruppi finanziari, che hanno ancora tanti dipendenti in smart working. Solo Nexi conferma che introdurrà i controlli e non si attende problemi per il 15 ottobre
Le aziende, grandi e medie, sono pronte. Una volta si timbrava il cartellino, post Covid si mostra il Qr Code sul telefonino. "L'obbligo che entra in vigore nei prossimi giorni va rispettato in maniera rigorosa. Nessuna impresa può venire meno ai doveri fissati per legge di verifica del Green Pass", è la linea dura del presidente degli industriali Carlo Bonomi. "Sappiamo da un mese dell'introduzione dell'obbligo di Green pass nei luoghi di lavoro. Dal 15 ottobre non accettiamo più rinvii, obiezioni o aggiramenti. Non siamo disposti a dialogare", aggiunge.
Qualcuno in realtà sta ancora lavorando alla preparazione dei documenti e al set up di procedure e strumenti ma tra domani e mercoledì arriveranno le comunicazioni ai dipendenti sulle modalità operative del controllo e, a un primo sondaggio, pare che tutti si faranno trovare pronti. Alcune aziende hanno addirittura anticipato il provvedimento come alla Brunello Cucinelli, dove nulla è cambiato dalla decisione di luglio. Si entra in azienda solo con green pass già da questa estate, per gli altri 6 mesi (da allora) di aspettativa pagata. Qualcuno prevede di installare lettori automatici o totem che scannerizzano il Qr code e validano la certificazione altri li integreranno con i sistemi di controllo accessi e rilevazione presenze. La via più semplice e più diffusa è quella di dotare di uno smartphone il personale delle portinerie con la app del ministero. VerificaC19 consente la verifica della validità delle Certificazioni verdi Covid-19 e degli EU Digital Covid Certificate attraverso la lettura del codice del certificato e non prevede la memorizzazione o la comunicazione a terzi delle informazioni scansionate". Le fabbriche devono essere luoghi non solo di lavoro e reddito, ma di sicurezza per la comunità. Chi non rispetta l'obbligo, si mette fuori da patto di coesione sociale nazionale", ha continuato Bonomi e in generale i gruppi industriali si sono organizzati per tempo: in Brembo sono pronti, i controlli saranno fatti all'ingresso con l'app del ministero e si stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli operativi.
Alla Piaggio i Green pass saranno controllati sia manualmente da addetti specializzati, sia tramite tornelli con lettori automatici, già dal 15 ottobre, nei poli produttivi e chi è sprovvisto di green pass deve comunicarlo per permettere all'azienda di organizzare i turni. Tra i grandi gruppi editoriali il Green pass è già molto diffuso, ai giornalisti è infatti richiesto per partecipare alla maggior parte degli eventi in presenza. Mediaset, che già sottopone i suoi dipendenti al tampone ogni settimana e si è già attrezzata per controllare il pass a chi usufruisce della mensa, è prevedibile che delegherà al servizio di guardiania che già verifica il badge e prende la temperatura ogni giorno all'ingresso. Tra le società di servizi Tim, che a ottobre aveva riaperto gradualmente tutte le sedi aziendali consentendo il rientro su base volontaria, un giorno a settimana o una settimana al mese, a partire da venerdì userà un sistema di verifica a campione dei certificati verdi a cura di personale dedicato. Il gruppo si è dovuto organizzare anche per controllare i tanti tecnici che lavorano al di fuori delle sedi aziendali, e ha introdotto un sistema di verifica digitale a distanza.
Chi non si sbilancia sono i gruppi finanziari, che hanno ancora tanti dipendenti in smart working. Solo Nexi conferma che introdurrà i controlli, e non si attende problemi per il 15 ottobre e Borsa Italiana, circa 700 i suoi dipendenti e per loro, divisi nelle tre sedi di Milano, Roma e Isernia il Green pass andrà mostrato all'ingresso alla reception. Esempi di una nuova normalità.
Più di 30 paesi si uniscono all'impegno degli Stati Uniti per ridurre le emissioni di metano
Il metano è il secondo motore del riscaldamento globale dopo le emissioni di anidride carbonica. Gli scienziati affermano che i tagli promessi potrebbero aiutare a evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico.
L'amministrazione Biden lunedì ha annunciato che 32 paesi si sono uniti agli Stati Uniti nell'impegno a ridurre le emissioni di metano, parte di uno sforzo per fissare nuovi obiettivi per rallentare il riscaldamento globale prima di un importante vertice sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow il prossimo mese.
Il metano è il secondo gas serra più diffuso dopo l'anidride carbonica, ma molto più potente a breve termine nella sua capacità di riscaldare il pianeta. È il componente principale del gas naturale e viene anche rilasciato nell'atmosfera da discariche, bestiame e permafrost in disgelo.
Climate Fwd C'è una crisi in corso e tonnellate di notizie. La nostra newsletter ti tiene aggiornato. Ricevilo nella tua casella di posta.
L'impegno, sviluppato con l'Unione Europea, impegna le nazioni a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030.
Mentre i quattro maggiori produttori di metano - Cina, India, Russia e Brasile - non hanno aderito all'impegno, l'amministrazione ha annunciato che nove dei 20 maggiori inquinatori di metano del mondo hanno firmato. Oltre agli Stati Uniti e all'Unione Europea, sono Canada, Indonesia, Pakistan, Messico, Nigeria, Argentina e Iraq.
Gli impegni arrivano tre settimane prima che il presidente Biden e altri leader mondiali partecipino alla conferenza delle Nazioni Unite in Scozia, che ha lo scopo di persuadere le nazioni a rallentare il riscaldamento globale in modo che le temperature non aumentino più di 1,5 gradi Celsius, rispetto ai livelli prima dell'Industrial Rivoluzione.
Questa è la soglia oltre la quale gli scienziati affermano che i pericoli del riscaldamento globale - come ondate di calore mortali, scarsità d'acqua, cattivi raccolti e collasso dell'ecosistema - crescono immensamente. Le temperature medie globali sono già aumentate di circa 1,1 gradi Celsius.
John Kerry, l'inviato per il clima di Mr. Biden, ha detto lunedì che gli scienziati hanno scoperto che le emissioni di metano hanno rappresentato circa la metà di quell'aumento di temperatura. Ha definito il taglio del metano la "strategia singola più veloce che dobbiamo tenere a portata di mano un futuro più sicuro di 1,5 gradi centigradi".
L'amministrazione ha stimato che se le nazioni avranno successo, entro
il 2050 ridurranno di 0,2 gradi Celsius il riscaldamento dell'atmosfera.
Perché mezzo grado di riscaldamento
globale è un grosso problema?
Il metano ha una durata relativamente breve rispetto all'anidride carbonica, che rimane nell'atmosfera per centinaia di anni. Ma il metano riscalda l'atmosfera più di 80 volte più dell'anidride carbonica in un periodo di 20 anni.
"Ridurre l'inquinamento da metano è l'opportunità più rapida che abbiamo per aiutare a prevenire i nostri rischi climatici più acuti, tra cui perdita di raccolti, incendi, condizioni meteorologiche estreme e aumento del livello del mare", ha dichiarato Fred Krupp, presidente del Fondo per la difesa ambientale, un gruppo ambientalista. dichiarazione.
Inger Andersen, capo del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, ha affermato durante l'incontro online che tagliare il metano non era una "carta per uscire di prigione". Deve integrare gli sforzi per ridurre le emissioni di anidride carbonica, ha affermato.
La tecnologia esiste in questo momento per ridurre il 75% delle emissioni globali di metano dalle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, secondo un rapporto della scorsa settimana dell'Agenzia internazionale per l'energia.
Attualmente, gli Stati Uniti regolano il metano rilasciato da nuovi pozzi di petrolio e gas. Nelle prossime settimane, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente dovrebbe emanare regolamenti sul metano per i pozzi di petrolio e di gas esistenti.
L'amministrazione Biden ha anche annunciato lunedì che 20 filantropie hanno annunciato impegni di 223 milioni di dollari per sostenere i piani dei paesi per l'impegno sul metano.
Aerei. Il Governatore Solinas: "falso e strumentale attaccare la Regione" Tuta colpa della "Crisi Alitalia"
"I disagi che i passeggeri stanno subendo in queste ore, i ritardi e le cancellazioni dei voli, non hanno la minima attinenza con la gara in corso, e in via di definizione, con la quale la Regione Sardegna affiderà il servizio di continuità territoriale alla compagnia che si aggiudicherà la procedura negoziata". Lo afferma, in una nota, il governatore Christian Solinas.
"Attribuire alla Regione, indicando inesistenti ritardi o inadempienze, la situazione di crisi determinata dal fallimento di Alitalia e dalla complicata nascita di Ita - osserva Solinas - o dalle carenze di documentazione emerse in precedenza, è un'operazione palesemente strumentale e priva di ogni credibilità.
Siamo di fronte alle solite mistificazioni di chi non perde occasione, anche a costo di creare danni d'immagine e non solo al sistema economico produttivo della Sardegna, per cercare di piegare la realtà al proprio teorema indimostrato e indimostrabile: va tutto male, la colpa è del Presidente della Regione.
I numeri fino ad ora si sono incaricati di smentire tutte queste chiacchiere, e ci dicono con chiarezza che se abbiamo superato i 10 milioni di presenze nell'Isola, evidentemente il sistema dei trasporti è stato in grado di garantire in modo efficiente i collegamenti. Così come è ingiustificato il clima di allarme che alcuni tentano di creare in queste ore".
"Terminata la proroga precedentemente concessa ad Alitalia - prosegue il presidente della Regione - il vettore che si aggiudicherà in queste ore la procedura negoziata inizierà a svolgere regolarmente il suo servizio sulle rotte di continuità, con le tariffe e le frequenze prestabilite. Riguardo alla procedura seguita, anch'essa oggetto di critica strumentale, è bene ricordare che la Regione ha seguito scrupolosamente ed in maniera inappuntabile le modalità dettate dalla legge e dai regolamenti comunitari. E' perfino superfluo sottolineare - conclude Solinas - che la Regione non ha alcuna possibilità di modificare né le modalità di svolgimento della procedura né l'esito della stessa".
C’È DIFFERENZA TRA LA VIOLENZA DI DESTRA O QUELLA DI SINISTRA?
Le violenze di chi si richiama folcloristicamente a ideologie “di sinistra” (probabilmente senza conoscerle) sarebbero più tollerabili di quelle di chi si richiama folcloristicamente al fascismo (spesso senza nemmeno sapere cosa esso sia stato)? La verità probabile è che si tratta, in entrambi, i casi di individui disadattati che si danno una maschera ideologica e un pretesto “politico” per esprimersi con la violenza, che è l’unico linguaggio e l’unico strumento di cui dispongano per carenza di istruzione e di immaginazione. La democrazia liberale si deve difendere da entrambi nella stessa maniera, senza doppi pesi e doppi standard.
La persistenza in Italia di quel peculiare doppio peso deriva dall’ambigua pedagogia dell’antifascismo ufficiale e retorico, che ha concesso per molti decenni una patente di democraticità all’ideologia e alle violenze comuniste, in nome delle presunte “buone intenzioni universaliste di giustizia sociale” comuniste e della partecipazione dell’Urss e dei partiti comunisti europei (ma solo dopo l’invasione dell’Unione Sovietica del giugno 1941!) alla guerra delle democrazie occidentali al nazifascismo.
Questa equivoca pedagogia ha lasciato sopravvivere il mito (esplicito per esempio in Antonio Gramsci) della “violenza progressiva” che sarebbe giustificabile (e anzi per qualcuno l’unico mezzo efficace per trasformare il mondo), a differenza della “violenza reazionaria” e persino di quella istituzionale e delle forze dell’ordine dello Stato democratico e liberale in quanto “borghese”. È tempo di chiarire che la violenza, anche politica, in una democrazia liberale è sempre inaccettabile, sia quella “di destra”, sia quella “di sinistra” e che il nemico della società aperta e libera nel Novecento è stato il totalitarismo, sia quello fascista che quello comunista.
12 ottobre 2021
Zona Franca in Sardegna, il peccato originale del 1947
Ho già avuto modo di sottolineare come lo Statuto della Regione Autonoma della Sardegna attualmente in vigore sia stato il risultato della debolezza e forte divisione tra i sardi, incapaci di resistere ai richiami ed agli interessi (e logiche) della politica nazionale.
Infatti l’attuale Statuto, di tipo cosiddetto autonomistico, si è rivelato negli anni uno strumento assolutamente insufficiente ed inadeguato a rispondere alle esigenze particolari dei sardi e della Sardegna finendo per rappresentare una foglia di fico, un modo cioè per nascondere ciò che era palese: il ratto dell’autodeterminazione dei sardi da parte dei partiti della Repubblica Italiana, senza esclusione alcuna.
Come per le questioni finanziarie e fiscali, anche sul fronte delle politiche doganali la discussione della Consulta sarda, una sorta di struttura di autogoverno della Sardegna, nel Gennaio 1947 fu molto controversa.
Sul punto l’unico partito ad avere una visione netta e le idee chiare fu il partito sardista, le cui proposte, tutte imperniate sull’indipendenza doganale e sulla zona franca, furono totalmente respinte in favore di un sistema misto come quello siciliano, un sistema, insomma, centralizzato con qualche piccola eccezione, come la richiesta di libera importazione dell’occorrente per l’industria e l’artigianato, la possibilità di istituire punti franchi, l’estensione di privilegi agricoli ai trasporti agricoli, il parere vincolante della Regione sarda sui trattati concernenti scambi importanti per l’isola. Tutti i rappresentanti in seno alla Consulta, ad eccezione del rappresentante sardista, avevano respinto l’ipotesi della zona franca illimitata.
La discussione che ne seguì, alla quale intervennero i deputati Lussu, Laconi, Mannironi e Gesumino Mastino, evidenziò come, nonostante i reiterati richiami alla necessitò di costituire un fronte unico autonomistico di tutti i partiti per presentarsi compatti al confronto nazionale, permanessero voli differenze tra le diverse forze politiche soprattutto sui poteri da atribuire alla Regione. Le raccomandazioni dei costituenti sardi era quella di seguire le indicazioni ed i limiti del progetto predisposto dalla sottocommissione della Costituente evitando esagerazioni. Aleggiava, srmpre più avvertibile, insomma, uno spirito di autocensura, giustificato dalla necessità di un pragmatiscmo imposto dall’evoluzione della situazione politica nazionale,
A distanza di 70 anni da questi fatti, che ricostruiamo grazie all’impegno ed allo studio di quanti si sono prodigati nel riportare fatti ed avvenimenti storici, i sardi e quanti abbiano contezza e conoscenza della Storia della Sardegna, hanno il dovere di riprendere il filo da dove è stato interrotto, anzi direi spezzato, e riproporre con urgenza allo Repubblica Italiana un modello di Statuto che risponda finalmente alle esigenze ed ai diritti di autodeterminazione del popolo sardo.
E’ con questo spirito che è nato da qualche mese il progetto Sardegna Stato Federale il quale, coinvolgendo tutti i sardi di buona volontà e superando finalmente le incomprensibili divisioni basate unicamente su categorie ed interessi estranei a quelli dell’isola, determini finalmente quella spinta politica che possa rimettere in discussione, in una contrattazione pattizia e democratica, il rapporto tra la Sardegna e la Repubblica Italiana.
Aerei: Volotea verso assegnazione voli agevolati Sardegna
Offerta più vantaggiosa rispetto a Ita.
Tra Ita e Volotea è la compagnia spagnola ad aver presentato le offerte più vantaggiose per la copertura dei voli in continuità territorale da e per la Sardegna, dal 15 ottobre 2021 al 14 maggio 2022. Ora il seggio di gara è riunito per verificare la documentazione.
Gli esiti attesi in serata. Rispetto alla base d'asta di 37 mln, Ita ha presentato un'offerta di 28,4 mln (ribasso 8,5 mln), Volotea di 21 milioni (ribasso 15,9 mln): una differenza di 7,3 mln che premia il low cost. Se dovesse vincere la gara, alle casse della Regione la continuità costerebbe 21mln e non 37, con la vittoria di Ita invece il costo sarebbe di 28 mln.
ASSESSORE TODDE, VOLOTEA HA LE CARTE IN REGOLA - "Credo che ci siano le condizioni per l'aggiudicazione della gara a Volotea, sia per i ribassi maggiori presentati rispetto a Ita, che per la documentazione che sembra avere le carte in regola". Così l'assessore dei Trasporti della Regione Sardegna, Giorgio Todde, dopo l'apertura delle buste con le offerte per i voli in continuità territoriale da e per la Sardegna dal 14 ottobre e per i prossimi 7 mesi. "A noi interessa - ha chiarito l'esponente della Giunta - che a prescindere dal vettore aggiudicatario sia garantito un servizio efficiente, chiaro e confortevole per i cittadini sardi, per il diritto alla mobilità". Sull'esito della gara: "La commissione sta lavorando a tappe forzate, speriamo che stasera si individui la compagnia vincitrice per far sì che non sia interrotto il pubblico servizio".
Obbligo di Green Pass: tutto quello che c’è da sapere per il 15 ottobre. Ecco le linee guida.
Tutti coloro che per motivi di lavoro si recano in un ufficio pubblico dovranno esibire il Green pass. Dunque, per il primo accesso, non solo i dipendenti, ma anche corrieri, addetti alle pulizie, alla ristorazione, alla manutenzione, al rifornimento dei distributori automatici, consulenti e collaboratori, nonché prestatori o frequentatori di corsi di formazione, come pure i corrieri o chi partecipa a eventi, autorità e politici compresi. È quanto prevedono le linee guida sull’obbligo del Green pass, firmate oggi dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in vista dell’entrata in vigore del provvedimento il 15 ottobre. Sono esclusi dall’obbligo, invece, gli utenti e coloro che sono esonerati dalla campagna vaccinale.
Cosa fare se si è in attesa del
rilascio del Green pass
Le linee guida, proposte dai ministri della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e della Salute, Roberto Speranza, sono contenute in un apposito Dpcm. Il testo, di cui ha dato conto una nota di Palazzo Chigi, prevede che «i soggetti in attesa di rilascio di valida certificazione verde potranno utilizzare i documenti rilasciati dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta».
Che succede a chi non lo ha o
si rifiuta di esibirlo
Palazzo Chigi ricorda poi che «i soggetti sprovvisti di certificazione verde dovranno essere allontanati dal posto di lavoro. Ciascun giorno di mancato servizio, fino alla esibizione della certificazione verde, è considerato assenza ingiustificata, includendo nel periodo di assenza anche le eventuali giornate festive o non lavorative». Inoltre, «i giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione di ferie e comportano la corrispondente perdita di anzianità di servizio». Per chi non è fornito di Green pass, poi, non è prevista alcuna deroga, dunque il governo non ha contemplato la possibilità dello smart working. «In nessun caso – avverte Palazzo Chigi – l’assenza della certificazione verde comporta il licenziamento».
Cosa succede in caso di
interruzione di servizi essenziali
Nel caso in cui, in base alle comunicazioni fornite dai lavoratori, dovesse emergere una interruzione di servizio essenziale, il sindaco o il datore di lavoro, per le altre amministrazioni, potrà attivare, in via d’urgenza, convenzioni tra enti senza particolari formalità. Agli stessi fini si potrà adottare ogni misura di riorganizzazione interna, come mobilità tra uffici o aree diverse, idonea a fronteggiare l’eventuale impossibilità di poter impiegare personale perché sprovvisto di Green pass.
Chi è preposto ai controlli
Il soggetto preposto al controllo è il datore di lavoro, che però «può delegare questa funzione con atto scritto a specifico personale, preferibilmente con qualifica dirigenziale. Le linee guida lasciano libero il datore di lavoro di stabilire le modalità attuative». Dunque, ogni ente sarà autonomo. «Il controllo – spiega ancora la nota del governo – potrà avvenire all’accesso, evitando ritardi e code durante le procedure di ingresso, o successivamente, a tappeto o su un campione quotidianamente non inferiore al 20% del personale in servizio, assicurando la rotazione e quindi il controllo di tutto il personale».
Maggiore flessibilità in
entrata e in uscita
Il Dpcm inoltre prevede una maggiore flessibilità negli orari di ingresso e di uscita. «Ogni amministrazione, anche al fine di non concentrare un numero eccessivo di personale sulle mansioni di verifica della certificazione verde, dovrà provvedere ad ampliare le fasce di ingresso e di uscita dalle sedi di lavoro del personale alle proprie dipendenze. Sarà quindi consentito il raggiungimento delle sedi di lavoro stesse e l’inizio dell’attività lavorativa in un più ampio arco temporale».
Con quali strumenti si controlla
il Green pass
Infine, «per le verifiche, sarà possibile usare l’applicazione gratuita Verifica C-19. Inoltre, saranno fornite alle amministrazioni applicazioni e piattaforme volte a facilitare il controllo automatizzato, sul modello – conclude la nota di Palazzo Chigi – di quanto avvenuto per scuole e università».
11 ottobre 2021
IL FALLIMENTO DEL SISTEMA ISTITUZIONALE
È inutile girarci troppo intorno: la disarmante facilità con
cui l’Italia è diventato l’unico Paese al mondo a imporre un passaporto
interno, persino per lavorare, rappresenta un grave fallimento del sistema
istituzionale nel suo complesso. In pratica, siamo passati da una Repubblica fondata
sul lavoro a un regime sanitario basato sui vaccini e sul green
pass. Tutto questo senza che i vari contrappesi democratici, i quali nei
sistemi avanzati rappresentano un argine molto importante contro ogni eventuale
deriva, abbiano abbozzato una qualche significativa reazione. Tra questi, come
è stato ribadito più volte da molti osservatori non allineati, un posto d’onore
in un tale sfacelo democratico e costituzionale se lo è guadagnato, per così
dire, gran parte dell’informazione nazionale, divenuta sin dall’inizio
assolutamente funzionale alla linea del terrore e delle restrizioni senza
precedenti. Ma anche, ahinoi, i due massimi organismi di garanzia
costituzionale, il capo dello Stato e la Consulta, non hanno mai
avuto nulla da eccepire in merito a tutta una serie di misure estremamente
restrittive dai dubbi effetti sul contenimento di un virus divenuto
oramai endemico.
Evidentemente, partendo dal presupposto che alla fine ogni popolo ha
il sistema istituzionale che si merita, al pari del Governo, dobbiamo
rassegnarci alla consapevolezza di vivere in un Paese politicamente e
culturalmente non molto evoluto. Non a caso l’Italia si trova ai vertici della
ben poco edificante classifica dell’analfabetismo funzionale. Secondo alcune stime
autorevoli, dal 28 per cento al 46 per cento dei nostri concittadini tra i 16 e
i 65 anni non sarebbero in grado di comprendere, valutare e utilizzare in
maniera efficace le informazioni in cui si imbattono. Un deficit che
da tempo rappresenta un vero e proprio allarme sociale per un Paese
da sempre troppo incline a guardarsi l’ombelico e che ha consentito al sinistro
partito unico del terrore, al netto degli indottrinati e degli utili idioti, di
operare una colossale manipolazione di massa, facendo passare l’idea che
ci dovevamo difendere da una malattia quasi incurabile.
Pertanto, dopo che persino al vertice del potere si è voluto
accreditare la tesi secondo cui chi non si vaccina muore – nonostante i numeri
generali della pandemia dicano ben altro – l’abominevole introduzione di
un passaporto interno per poter semplicemente condurre una esistenza
normale ha costituito una conseguenza logica di simili premesse. E il fatto
che, a parte Massimo Cacciari, Giorgio Agamben e pochi altri
autorevoli pensatori, non ci sia praticamente nessuno nel “mondo” che conta a
denunciare una simile catastrofe politica e istituzionale,
rappresenta una ulteriore conferma dello sfacelo che stiamo vivendo e subendo.
Portuali di Trieste contro il Green Pass: «Se solo uno sarà lasciato fuori, non entrerà nessuno»
Oggi è giornata di sciopero generale. A chiamare allo sciopero i
lavoratori sono stati i sindacati di base, gli unici ormai rimasti a
rappresentare realmente i lavoratori. Gli altri, CGIL in testa, sono ormai
appiattiti sull’agenda governativa, non rappresentano e tutelano gli interessi
dei lavoratori che ormai li percepiscono come distanti.
Una distanza plasticamente ravvisabile questa mattina durante il
corteo di Milano. Di passaggio davanti al presidio CGIL presso la Camera del
Lavoro meneghina i manifestanti hanno sonoramente contestato la CGIL. Dal
Draghi vaffanculo di sabato, siamo passati al Landini vaffanculo di
lunedì.
E bisogna dire che la CGIL non ha fatto proprio nulla per tentare di
riavvicinarsi a quel mondo che dovrebbe rappresentare. Il green pass
penalizzerà tanti lavoratori che non vogliono o non possono vaccinarsi, i quali
dal prossimo giorno 16 - giorno in cui scatterà l’obbligo di lasciapassare -
saranno costretti a spendere una cifra esorbitante in tamponi per poter
lavorare, da decurtare ai già magri salari, o andranno incontro la
licenziamento.
Hanno aderito alla protesta anche i lavoratori portuali di Trieste che
hanno ribadito un concetto ben chiaro: «Non entrerà nessuno di noi il giorno 15
ottobre, se anche uno solo sarà lasciato fuori perché senza green pass».
Si chiama solidarietà di classe, ed è ora che la classe operaia
riscopra questa arma importantissima, come indicano i lavoratori portuali di
Trieste. Gli stessi che già dopo gli ormai ben noti fatti di Roma, con
l’assalto fascista alla CGIL, riguardo alla loro adesione allo sciopero
scrivevano: «Domani in corteo non dovremmo cadere in tranelli infiltrazioni o
quel che sia di fuorviante da una manifestazione per la libertà e no green pass
non bisogna usare violenza in nessun caso di base e soprattutto contro
sindacati, TV, giornalisti».
Perché in caso di episodi genere «li rendiamo solo martiri e gli diamo
importanza. Importanza che non si meritano.
Dobbiamo essere indifferenti nei loro confronti.
Anzi auspichiamo che domani chi fa parte delle forze dell'ordine
capisca che è un diritto anche loro la libertà di scelta e si unisca a noi al
corteo.
Noi manifesteremo in modo pacifico».
Cosa che è avvenuta e che conferma la grande intelligenza dei portuali
di Trieste.
Infine, una domanda: verranno tacciati di essere NoVax e fascisti
anche loro?
Fonte: l'AntiDiplomatico
09 ottobre 2021
ASPETTANDO GODOT DELLA ZES LA SIGNORA FRANCA ZONA MUORE
La ZES sarda sí é rivelata da subito un espediente della sinistra
moribonda per sostituire la Zona franca sardista e dare da bere nuvole al suo
ceto burocratico/imprenditoriale assetato di assistenzialismo. Aspettando il
Godot di sovvenzioni improduttive che né il Governo gialloverde prima, e
neppure quello giallorosso poi e quello
attuale hanno nelle loro tasche sfondate, la Zona franca dei sardi, che aspetta
che sia applicato il decreto 75/98 é ferma e derelitta.
Ben altro ci vuole per dare speranza e posti di lavoro ai sardi senza
aspettare elemosine che sono solo promesse irrealizzabili.
Intanto bisogna salvare il Porto di Cagliari, l’aeroporto di Elmas e
la sua area industriale contigua di Macchiareddu dichiarando con forza che
quella é l’area della Zona franca Cagliaritana e procedendo in quella direzione
come applicazione del 75/98 e il suo specifico decreto successivo. Non il
ridicolo fazzolettino di zona franca concordato fra Autorita portuale, Zedda e
Pigliaru prima della loro sconfitta. Questo fazzolettino di zona franca serve
solo per piangere la morte del Porto canale. Sono rimaste solo l’Autoritá
portuale e il fantasma della Cagliari free zone ad essere gestite dalla
sinistra e a continuare a portare avanti vecchie politiche fallimentari e
improduttive. Andrebbero commissariate. Purtroppo bisognerá attendere le
elezioni politiche per avere un nuovo governo che in sinergia con la nostra
Giunta regionale possa invertire la rotta. Si tratta quindi di anni prima che
la Zona franca sarda e in particolare quella cagliaritana possa iniziare a
vagire. A meno che il Presidente Solinas non compia anche per la Z.F. un
miracolo politico realizzato come per la vertenza delle entrate. Mai dire mai,
ma la Sardegna é alla canna del gas e non importa se GNL gassoso o liquefatto.
(Fonte: diario social a cura di Mario Carboni)
LIBERTÀ E PAURA. IL SENSO DELLA VITA.
Che senso ha la mia vita? È la domanda che mi hai fatto, dando voce
così all’inquietudine più profonda del Tuo cuore. È una domanda importante e
sono contento che Tu me l’abbia fatta, perché questo vuol dire che sei una
persona che si mette in gioco nel cercare la verità e che nel tuo intimo credi
alla dignità della vita che ci è stata donata. È vero che non tutti sembrano
farsi questa domanda, anche se sono convinto che in ciascuno essa sia presente
come un tarlo nascosto, un desiderio incancellabile, che resta tale anche
quando non è espresso. Se mi chiedi il perché di questa mia convinzione non esito a
risponderti che interrogarci sul senso di ciò che scegliamo e facciamo ci aiuta
a essere più ricchi di umanità, motivati e aperti alla felicità, di cui abbiamo
bisogno come dell’aria che respiriamo. Dare senso alla vita è consentire alla
nostra anima di respirare, e il respiro dell’anima è ciò che ci fa vivere
veramente. Il senso della vita non è insomma qualcosa d’irrilevante: chi pensa
di farne a meno, si accorgerà presto che i suoi atti sono come frammenti senza
comunicazione fra loro, e la somma dei suoi giorni gli apparirà prima o poi
come un peso faticoso a portarsi.
Quando invece ti svegli al mattino e hai uno scopo per vivere, tutto
risulta diverso e perfino la fatica del quotidiano diventa sostenibile o
addirittura bella e degna di essere affrontata. Se poi rifletti su questo
scopo, ti accorgerai facilmente che esso non è mai semplicemente qualcosa: non
si può vivere unicamente per l’avere, il piacere o il potere. Anche se
attraenti, il fascino delle cose, l’uso gratificante e il dominio di esse
passano presto, lasciando una percezione di vuoto nell’anima. A dare senso alla
vita non è mai solo qualcosa, è piuttosto qualcuno. Un antico proverbio lo dice
in maniera incisiva: “Si può vivere senza sapere perché, ma non si può vivere
senza sapere per chi!”.
È per questo che il senso della vita si trova unicamente nell’amore:
chi ama, ha qualcuno per cui vivere, lottare e sperare, ha un motivo
sufficiente per affrontare e offrire sacrifici, uno scopo che dà gioia al cuore
per il solo fatto di esserci. Chi ama, va incontro alla fatica dei giorni con
una ragione di vita e di speranza più forte del prezzo da pagare, del sudore e
delle lacrime da versare. L’amore è la gioia della vita e un’esistenza senza amore
è semplicemente triste e vuota. Se ami qualcuno, e se il tuo amore è
ricambiato, la tua gioia può toccare momenti intensissimi, di cui neanche le
prove più grandi riescono a cancellare l’attesa e il ricordo. Per la stessa
ragione, l’amore non amato, quello cioè cui non è dato di essere ricambiato
nella reciprocità delle coscienze, può dare sì senso alla vita, ma fa conoscere
anche il dolore più profondo e porta a volte ad attraversare le tenebre più
fitte. Soprattutto, l’amore non perdona alla morte, non si arrende
all’annullarsi della possibilità della visibile presenza dell’amato e sente la
fine inesorabile, legata all’ultimo silenzio, come intollerabile ferita,
insopportabile limite. È proprio sulla soglia della fragilità e della caducità
di ogni amore umano, anche del più grande, che il nostro cuore percepisce il
bisogno di un orizzonte ulteriore, che sia custodia all’amore e lo salvi con
vincoli d’eternità. Il senso della vita non può fermarsi a ciò che è mortale e
penultimo, per quanto forte sia il legame che ad esso ci unisce: la vita ha
senso se la meta e la patria per cui si vive, si soffre e si ama, ha la
misteriosa potenza di vincere la morte, di dare alla nostalgia del cuore
inquieto un approdo di eternità. È qui che nella ricerca del senso due amori si
toccano: quello alla scena del mondo che passa, e quello a Colui che è in
persona l’amore più forte della morte, origine, grembo e patria di ogni vero
amore. La ricerca del senso sfocia così, con naturale continuità, nella ricerca
di Dio e del Suo volto, nel desiderio e nella nostalgia del Totalmente Altro,
che garantisca la vittoria ultima dell’amore sulla morte, della vita sul nulla.
Sui sentieri della ricerca del senso da dare alle opere e ai giorni, come luce
del cuore e forza del cammino, si passa inevitabilmente dalle cose alle persone
da amare, e da queste all’inizio e alla sorgente di ogni amore, meta e destino
di ogni vincolo d’amore che dia sapore alla vita. Ai cercatori del significato,
che renda degna e bella l’esistenza, anche a quelli che hanno conosciuto la
delusione di approdi troppo corti e troppo brevi, cercatori del senso perduto,
l’incontro con l’amore personale di Dio, mistero del mondo, si offre come
libertà donata: libertà dalla paura e dal dolore del non senso; dono non meritato
né prodotto dalle nostre mani, offerta di gratuità che viene a noi, ci
sorprende e illumina tutti gli spazi dell’anima a condizione di aprire la porta
del nostro cuore.
Sono illuminanti le parole di John Henry Newman, appassionato
cercatore della verità, cui è stato dato di approdare al porto tanto
desiderato. È il 1833 e, sulla nave che lo porta dalla Sicilia a Napoli nel suo
primo viaggio in Italia, la nebbia che scorge gli appare come un’immagine della
condizione umana, figura di chi nella scarsa visibilità dell’orizzonte cerca un
senso alla vita: “Guidami Tu, Luce gentile, attraverso il buio che mi circonda,
guidami Tu! La notte è oscura e sono lontano da casa, guidami Tu! Sostieni i
miei piedi vacillanti: io non chiedo di vedere l’orizzonte lontano, un solo
passo è sufficiente per me. Non sempre fu così, né io pregavo affinché Tu mi
guidassi. Amavo scegliere e scrutare il mio cammino; ma ora sii Tu a guidarmi!
Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura il mio cuore era schiavo
dell’orgoglio; non ricordare gli anni passati. Così a lungo la tua forza mi ha
benedetto, e certo mi guiderà ancora, oltre brughiere e paludi, oltre rupi e
torrenti, finché sia passata la notte; e con l’apparire del mattino mi
sorrideranno quei volti angelici, che da tanto ho amato e che rischiavo di aver
perduto”.
Ascoltare i giovani e le loro urgenti richieste, fare i conti con tutta la realtà.
Nella società occidentale in rapido invecchiamento i giovani sono una delle minoranze più ignorate. Le opinioni e le esigenze di chi ha meno di trent’anni scivolano facilmente in secondo o terzo piano quando si tratta di prendere le decisioni che contano.
La politica ritiene di poterselo permettere, perché nelle urne il peso dei giovani è scarso (in Italia sono appena più del 10% dell’elettorato) e ogni partito sa che, con il tempo, anche quei ventenni finiranno per diventare più docili e matureranno bisogni e idee ‘da vecchi’. Invece i giovani meritano di essere ascoltati. Soprattutto quando parlano di temi che – per ragioni che potremmo anche definire biologiche – riguardano loro più di chi li governa. Come il debito pubblico, che contiene anche un Btp da 5 miliardi di euro in scadenza nel 2072. O come, a livello mondiale, il cambiamento climatico, che pochi dei nostri attuali governanti avranno modo di sperimentare nei suoi effetti più temibili, previsti dagli scienziati per la seconda parte di questo XXI secolo.
L’evento ‘Youth4Climate: Driving Ambition’ è stato una bella occasione di ascoltare questi giovani. Da giovedì a ieri 400 ragazzi e ragazze tra i 15 e i 29 anni di età arrivati a Milano da 186 Paesi hanno potuto discutere e fare proposte su come intervenire contro il riscaldamento climatico. Fra un mese, alla Cop26 di Glasgow, le loro idee potranno trovare spazio al vertice ‘degli adulti’. La voce dei giovani ha avuto ascolto e finalmente anche un’abbondante attenzione mediatica.
Sono nativi digitali, sanno come catturare l’attenzione nell’era dei social. Il ‘bla bla bla’ con cui Greta Thunberg ha liquidato gli impegni dei politici sul taglio delle emissioni è un piccolo capolavoro da social, una perfetta ‘gif’ da rilanciare su Tik-Tok. Quando però si è trattato di fare proposte concrete i giovani di Youth4Climate purtroppo non si sono dimostrati molto diversi dagli adulti. I punti centrali del documento finale approvato a Milano sono in larga parte obiettivi già condivisi e anche messi in pratica in decine di Paesi: ripresa sostenibile con al centro le rinnovabili, piani per l’azzeramento delle emissioni da parte delle aziende private, coinvolgimento dei giovani nelle decisioni sul clima, formazione nelle scuole sul tema della crisi climatica.
L’unico punto davvero divisivo, il più ambizioso, è l’abolizione dell’industria dei combustibili fossili entro il 2030. È una richiesta così irrealistica da avere l’aria di una provocazione. Il carbone, il petrolio e il gas naturale sono stati il carburante della crescita economica globale degli ultimi due secoli. Tutt’ora, dicono i numeri dell’Agenzia internazionale dell’energia, otteniamo dalle fonti fossili l’81% dell’energia che consumiamo nel mondo.
È un enorme problema, perché ogni volta che bruciamo idrocarburi – anche quando accendiamo il fornello per farci il caffè la mattina – rilasciamo anidride carbonica in atmosfera e alimentiamo il surriscaldamento climatico. Purtroppo però non abbiamo a disposizione soluzioni semplici. Ovunque si sta sviluppando nuova capacità di energia rinnovabile, che ottiene circa l’80% degli investimenti del settore e genera ancora meno del 2,2% dell’energia complessiva.
L’Europa sta forzando il passaggio dalle auto a motore termico a quelle elettriche o a idrogeno entro il 2035. Aziende che producono materiali essenziali per la nostra quotidianità, come la plastica, l’acciaio o il vetro, stanno cercando un modo per continuare a farlo senza usare idrocarburi, o almeno azzerando le emissioni di CO2. Il disinvestimento dalle fonti più inquinanti è iniziato. L’addio al carbone si sta facendo vicino, l’abbandono del petrolio sembra un po’ più distante, mentre il gas naturale probabilmente ci accompagnerà ancora a lungo, ma non per sempre.
L’uscita dall’era delle fonti fossili è un passaggio epocale per la storia dell’uomo, nessuno può pensare di completarlo nel giro di un decennio. Non per mancanza di volontà, ma per oggettiva impossibilità tecnica. «Siate realisti, chiedete l’impossibile» è stato uno dei più efficaci slogan del Maggio parigino. Un ossimoro del ’68, oltre mezzo secolo fa. Servono parole e atteggiamenti nuovi. Hanno ragione i giovani dello Youth4Climate quando attaccano la pigrizia e la mancanza di coraggio dei governi, che disattendono sistematicamente gli impegni sul taglio delle emissioni. Sbagliano però a non vedere, o ignorare, le difficoltà tecniche della transizione ecologica e i suoi dolorosi effetti sociali sulla popolazione. Quelli del ‘bla bla bla’ non aspettano altro per elargire loro i soliti sorrisi paternalistici che gli adulti riservano ai bambini che la sparano grossa. Servono coraggio e concretezza per non uccidere i sogni.
L’anno del Covid-19 non ha risparmiato bambine e bambini.
I dati elaborati per il Dossier indifesa di Terre des Hommes dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale evidenziano le conseguenze drammatiche dei lunghi periodi in casa. Rispetto al 2019 nel nostro Paese si registra, infatti, un aumento del 13% delle vittime minorenni del reato di Maltrattamenti contro famigliari e conviventi (art. 572 del Codice Penale). Ben 1.260 bambine e 1.117 bambini hanno subito violenze in famiglia che hanno richiesto l’intervento delle Forze dell’ordine, abusi che avranno ripercussioni per tutta la loro vita! Allarmante l’aumento delle vittime per tale reato nel decennio 2010-2020 che registra un +137%.
Anche se rispetto all’anno precedente nel 2020 il numero di minori vittime di reato è leggermente calato, passando da 5.939 a 5.789 (-3%) alcuni reati hanno avuto un incremento notevole, complice il lockdown. In un anno in cui i reati telematici sono cresciuti del 13,9%, non stupisce che anche un reato come la Detenzione di materiale pornografico realizzato utilizzando minorenni sia in forte aumento, con un balzo del 14% delle vittime minorenni, e addirittura del 525% su 10 anni (2010-2020).
Per contro, la pandemia ha reso più complicata l’intercettazione di altre forme di reato, in particolare, a calare sono i casi di Abuso di mezzi di correzione o disciplina (-36%), quelli di Prostituzione Minorile (-34%), gli Atti sessuali con minorenni di anni 14 (-21%), i casi di Corruzione di Minorenne (-16%,) e quelli di violenza sessuale (-13%).
Marcata la differenza di genere: la maggioranza delle vittime sono infatti bambine e ragazze, con una percentuale che arriva addirittura al 65% dei casi. Un dato tra i più alti mai registrati nella serie storica raccolta in questi dieci anni da Terre des Hommes, con punte dell’89% per i casi di Violenza Sessuale Aggravata e dell’88% per quelli di Violenza Sessuale, subita l’anno scorso da ben 488 bambine e ragazze nel nostro Paese. Ma anche tra le mura domestiche, con il 53% dei casi di Maltrattamento, il reato si è consumato sui corpi e sulla psiche di bambine e ragazze.
Analizzando più da vicino la situazione nelle diverse regioni d’Italia, la Lombardia si conferma come la prima regione d’Italia per numero di minori vittime di reato (963 nel 2020), seguita da Emilia Romagna con 705 vittime, Sicilia (672), Lazio (464), Veneto (443), Toscana (392), Piemonte (364) e Campania (360). In tutte la componente di genere femminile è prevalente.
Sempre la Lombardia ha il triste primato di minori vittime dei reati di maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali, rispettivamente con 367 e 108 vittime. Ad aver registrato il maggior numero di omicidi volontari sono invece Campania e Piemonte, ciascuna con 3 vittime.
Il decimo Dossier indifesa è stato presentato oggi da Terre des Hommes a Roma alla presenza della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, della Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport Valentina Vezzali e del Direttore del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza Stefano Delfini.
Il Covid 19 non ha avuto ripercussioni solo nel nostro paese. Come ampiamente descritto nel dossier la pandemia sta avendo conseguenze drammatiche in tutto il mondo: tra gli 11 e 20 milioni di bambine e ragazze hanno lasciato la scuola a causa dei lockdown e si stima che nei prossimi dieci anni il numero di spose bambine aumenterà di 10 milioni.
Un dato su tutti riassume il tempo perso in questi due anni nella lotta alle discriminazioni di genere: se prima del Covid-19 si stimava che sarebbero stati “sufficienti” 99 anni per raggiungere la parità di genere, oggi se ne stimano almeno 135: in meno di 2 anni ci siamo letteralmente mangiati i progressi di un ventennio.
Nonostante i numeri sconfortanti il rapporto riesce a offrire anche una panoramica di come, attraverso la segmentazione dei dati, la sperimentazione di buone pratiche, e soprattutto il protagonismo delle ragazze e dei ragazzi, si siano ottenuti risultati concreti, sfidando vecchie consuetudini, tabù e leggi ormai superate dal sentimento comune.
Il dossier Indifesa 2021 è disponibile qui
EX liceo Artistico di Piazza Dettori
Da futura residenza per gli artisti, a rifugio dei senzatetto.
È questo l’obiettivo dell’amministrazione Truzzu?
Estate 2020. Per l’imminente inizio dei lavori si sono cacciate tutte le associazioni che a vario titolo occupavano lo stabile. Associazioni che svolgevano molteplici attività socio-culurali, le cui ricadute avevano effetti positivi anche sulle realtà economiche e sociali del quartiere.
Oggi, a distanza di un anno e mezzo, i lavori non sono mai iniziati. Un residente del quartiere racconta che anonimi addetti dell’altrettanto anonima ditta appaltatrice (Anonima in quanto non compare uno straccio di cartello che dovrebbe riportare tutte le indicazioni di legge), si sono visti una sola volta. E dopo aver rotto il vetro di una finestra, hanno lasciato le luci accese giorno e notte per un mese. E chi paga la corrente? Sarà anche questa messa a carico dei cittadini con le tasse comunali? Quella che si prospetta è un'altra incompiuta. Come tante altre, annunciate con prosopopea dai lavori pubblici, che a parte i bandi per le progettazioni varie, i lavori rimangono un incognita senza tempo. I cittadini del quartiere intanto devono assistere e convivere con il degrado dello storico stabile, con quel recinto che circonda l’EX liceo Artistico diventato alloggio per disagiati e senza tetto. Complimenti Sindaco Truzzu. I cittadini del quartiere ringraziano.
E la soprintendenza dei beni culturali che dice?